Le economie sono sempre più virtuali, ossia sempre più orientate ad abbandonare l’utilizzo del contante ritenuto antiquato sotto molti aspetti, sopratutto perchè i pagamenti tramite banconote e monete “fisiche” non essendo tracciabili sono il mezzo perfetto per i pagamenti in nero o comunque illeciti.
Oggi, rispetto a pochi anni fa ottenere utilizzare i pagamenti elettronici è molto più semplice rispetto al passato, al netto di tante inside che popolano a rete, che hanno portato a diverse contromisure e diversificazioni di carte.
Carta prepagata virtuale
Molto diffuse in ambienti aziendali o comunque lavorativi le carte prepagate virtuali rappresentano una valida alternativa a quelle fisiche sopratutto sotto i termini della sicurezza, perchè sebbene utilizzano spesso dei circuiti analoghi a quelli di carte bancomat, di debito o simili (come Visa e Mastercard) il non avere dei numeri “fissi” associati è un’arma in più contro le truffe. Si suddividono in due categorie, “usa e getta” oppure “a consumo”, sostanzialmente la prima viene utilizzata per essere fruibile in una sola transizione, mentre l’altra ha una somma prestabilità di denaro associata.
Il sistema di pagamento delle carte virtuali non è basato sugli inserimenti delle canoniche 12 cifre con annesso CVV, ma sarà carta virtuale stessa ad elaborare un numero di sedici cifre con una scadenza e un CCN valide solo per la transazione in questione.
Cosa si rischia?
Questo mette quasi totalmente al riparo da truffe relative ai dati della carta che come detto sono virtuali e che cambiano costantemente ad ogni transazione.
L’unica maniera per incorrere in phishing è tramite messaggi fake che invitano a cliccare presso dei link dall’apparenza molto simile a quelli autentici, visto che tantissime banche e simili forniscono la possibilità di utilizzare una carta prepagata virtuale come Sanpaolo, Fineco, BNL, Chebanca, Deutsche bank, Poste italiane e simili, mentre tante altre essendo esclusivamente online (come Qonto, Yap e Soldo) si affidano principalmente a questa tipologia di prodotto.