Il nuovo governo con a capo Mario Draghi, nato dopo la crisi del secondo esecutivo guidato da Giuseppe Conte dovrà affrontare diverse problematiche di stampo vecchio e nuovo: la scelta di guidare il nuovo esecutivo dallo scafato economista è un segnale inequivocabile di un impellente bisogno nel gestire in maniera oculata le risorse economiche dopo quasi un anno di pandemia. Mai come quest’anno l’Istituto nazionale della previdenza sociale è particolarmente sotto la lente di ingrandimento per precise direttive dell’ex governatore della Banca d’Italia.
Post quota 100
Draghi ha infatti fatto trapelare le prime indiscrezioni in merito alla volontà di confermare parte delle politiche di welfare, ma apportare alcune modifiche per rendere alcune misure maggiormente integrative nei confronti del mondo del lavoro: il neo ministro del Lavoro Andrea Orlando si è da sempre opposto alla tanto chiacchierata Quota 100 che è comunque destinata a scomparire nel prossimo gennaio, visto che non ha soddisfatto le aspettative: il governo Conte II aveva già dato indicazioni su una possibile Quota 102, ma l’attuale ministro potrebbe concretamente varare qualche alternativa, tenendo comunque conto l’andazzo “europeista” che il nuovo premier vuole mantenere. La tanto osteggiata legge Fornero dovrà essere per forza di cose rispettata.
Reddito di cittadinanza 2.0
Anche il Reddito di Cittadinanza, creato sotto il governo Conte I e caldeggiato dal Movimento 5 Stelle è stato ufficiosamente confermato seppur con qualche riserva: l’idea è di non abrogarlo ma renderlo più funziolane all’inserimento nel mondo del lavoro e non solo un sussidio. Il RdC infatti non ha sensibilmente diminuito la soglia di povertà assoluta e non ha contribuito alla creazione di nuovi posti di lavoro. Il ruolo dei navigator stesso è a rischio, è probabile che cambiamenti in tal senso siano tra le priorità del nuovo governo.