Da diversi anni le criptovalute, ossia le valute basate sulla crittografia digitale e sul peer to peer, non sono più reputate alla stregua di qualcosa di irreale, ma piuttosto qualcosa di effettivo nell’economia mondiale, molto considerato sopratutto dagli investitori medio-piccoli ma anche dai “big”. Il termine nasce oltre un decennio fa in concomitanza con la nascita del Bitcoin, che ha definito il concetto stesso di criptovaluta e che ha visto nascere un numero sempre più elevato di valute più o meno analoghe nel funzionamento a Bitcoin.
Criptovalute – Tassazione
Da alcuni anni quindi ogni criptovaluta è soggetta a tassazione in maniera non dissimile alle valute tradizionali, sebbene la gestione delle stesse cambia molto da paese a paese: alcune nazioni infatti hanno deciso di considerare in tutto e per tutto Bitcoin e simili come il dollaro, decidendo di applicare un sistema di tassazione stringente, mentre altri paesi hanno da tempo tracciato una strada che avvantaggia gli investitori delle valute “virtuali”, come l’Ungheria.
Paradiso fiscale per criptovalute?
L’intenzione del paese magiaro sarebbe quella di incentivare l’investimento da parte dei “big” in questo genere di valute, e già da ora l’Ungheria propone delle tasse decisamente vantaggiose, che si concretizzano in un 15 % dei proventi per chi fa mining che aumenta al 26 % per i proventi superiori ai 50mila euro annui. La nuova riforma fiscale ungherese (che non arriverà prima del 2022) abbatterebbe ancora di più i costi in termini di tassazione, anche se sarà obbligatoria una legge organica.