Il mondo delle criptovalute è attualmente considerabile alla stregua di un “mare in tempesta”, a causa delle numerose vicissitudini relative soprautto a Bitcoin, che dopo un netto incremento nel proprio valore nel corso del 2020 e prima parte del 2021, ha subito un netto calo dovuto a sviariati fattori, sia legati all’influenza di investitori che hanno “cambiato idea”, così come anche i diversi approcci che le nazioni stanno avendo nei confronti delle criptovalute in generale, come Ripple.
States in pressing, flessione
Da qualche tempo il governo degli Stati Uniti ha deciso di regolamentare anche dal punto di vista legale ogni tipo di criptovaluta, anche perchè sono sempre di più gli americani che hanno scelto di investire in questo campo: la natura anonima delle transazioni ha già fatto preoccupare l’amministrazione Biden che ha dichiarato guerra al riciclaggio di denaro, come già spiegato in precedenza, ora anche un’altra criptovaluta sta subendo una sorta di flessione dovuta proprio all’influenza governativa statunitense.
Ripple in calo
Da quasi un decennio infatti Ripple sta disputando una vera e propria battaglia legale con la SEC, ossia la Securities and Exchange Commission, l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza della borsa valori che recentemente ha avuto l’ok, attraverso una sentenza giudiziaria, di poter utilizzare i MoU, ovvero Memorandum of Understanding (protocolli di intesa). Questo ha portato ad un effetto non positivo sul valore dei XRP, la valuta effettiva di Ripple che dopo un ottimo avvio di 2021, è andato incontro ad un calo, attestandosi poco sopra il dollaro per XRP. Nonostante la causa legale tra il governo statunitense e la criptovaluta sia ancora da definire, il valore di Ripple è ancora decisamente alto, e non dovrebbe subire ingenti cali, almeno fino alla sentenza definitiva, che potrebbe provocare una flessione ancora più marcata, anche se molti esperti anche statunitensi hanno espresso dubbi sull’incidenza della situazione sul valore effettivo.